sabato 14 giugno 2014
venerdì 25 aprile 2014
martedì 15 aprile 2014
Nicola Piccenna: Incompatibilità funzionale e ambientale per Celestina Gravina, Procuratrice a Matera!
Premessa
Nella
difficile situazione in cui versa l'amministrazione della giustizia
nella provincia di Matera, ci sembra opportuno segnalare alcuni
elementi concreti e tangibili che dovranno una buona volta essere
affrontati se si vuole restituire credibilità ad un sistema
giudiziario che non mostra più di averne alcuna. Non si tratta di
esaurire l'argomento, poiché ciò richiederebbe molte pagine ed ogni
sforzo in tal senso va contemperato tra quello che un lettore medio è
disposto a leggere e quanto un magistrato o parlamentare sarebbe
tenuto a leggere nell'esercizio delle sue funzioni di organismo
requirente e/o vigilante.
Il
sentire comune, anche tra gli addetti ai lavori, è che il magistrato
come il parlamentare non leggono quello che dovrebbero (cioè tutto)
ma quello che leggerebbero se fossero comuni cittadini chiamati ad
esprimere una semplice opinione e non già ad esercitare un ruolo
fondamentale per la tenuta dell'ordinamento democratico dello Stato.
Per questo motivo, qui non si esaurisce l'argomento, rinviando
all'ampia documentazione già cristallizzata in atti giudiziari che,
pur nella non condivisibile determinazione ultima che li ha visti
“scomparire” in fumose archiviazioni se non in scandalose
assoluzioni, mantengono tutta la validità storica e documentale
dell'epoca trista che stiamo vivendo e delle figure luminose che
l'hanno affrontata senza piegarsi ai soprusi inevitabilmente commessi
per tacitarle.
Una
chiave di lettura invariata: Avvertenza di Leonardo Sciascia ed.1972
Ho
scritto questo racconto nell'estate del 1960. Allora il Governo non
solo si disinteressava del fenomeno della mafia, ma esplicitamente lo
negava. La seduta alla Camera dei Deputati, rappresentata in questa
pagina, è sostanzialmente, nella risposta del Governo ad una
interrogazione sull'ordine pubblico in Sicilia, vera. E sembra
incredibile: considerando che appena tre anni dopo entrava in
funzione una commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia. A quel
momento, sulla mafia esistevano inchieste e saggi sufficienti a dare
al Governo e all'opinione pubblica nazionale la più precisa
informazione: non ancora pubblicata, ma nota nei risultati,
l'inchiesta parlamentare sulle condizioni economiche e sociali della
Sicilia (1875) e quella parallela, condotta di propria iniziativa da
due giovani studiosi, Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino (e questi
doveva poi arrivare, nel 1906 e nel 1910, a presiedere il Consiglio
dei Ministri); gli scritti di Napoleone Colajanni; il saggio di un ex
funzionario di Pubblica sicurezza, Giuseppe Alongi, intitolato
"Maffia"; le memorie dell'ex prefetto Cesare Mori che negli
anni del fascismo era stato mandato in Sicilia per reprimere, con
pieni poteri, ogni manifestazione mafiosa. Ma di opere letterarie,
romanzi racconti teatro, ce n'erano soltanto due: una di livello
popolare, ed era popolarissima, che rappresentava un mondo di piccoli
mafiosi di quartiere - ladri soverchiatori violenti: ma non privi di
sentimento e suscettibili di redenzione - che si intitolava "I
mafiusi di la Vicaría" (commedia in dialetto di Giuseppe
Rizzotto e Gaspare Mosca; e la Vicaría era il carcere di Palermo,
allora famoso quanto oggi quello dell'Ucciardone); l'altra, "Mafia",
pure scritta per il teatro, in italiano, da Giovanni Alfredo Cesareo
(professore all'Università di Palermo, poeta e traduttore di
Shakespeare), che rappresentava una borghesia che assumeva la mafia
quasi come una ideologia e la praticava come regola di vita, dei
rapporti sociali, della politica. Entrambe le opere, a livello
diverso, erano un'apologia non della mafia come associazione
delinquenziale (che in questo senso si negava che esistesse), ma di
quello che il più grande studioso delle tradizioni popolari
siciliane, Giuseppe Pitré, chiamava "il sentire mafioso":
cioè di una visione della vita, di una regola di comportamento, di
un modo di realizzare la giustizia, di amministrarla, al di fuori
delle leggi e degli organi dello Stato. Ma la mafia era, ed è, altra
cosa: un "sistema" che in Sicilia contiene e muove gli
interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente
possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel "vuoto"
dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue
funzioni, è debole o manca) ma "dentro" lo Stato. La mafia
insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia
che non imprende ma soltanto sfrutta. Il giorno della civetta, in
effetti, non è che un "per esempio" di questa definizione.
Cioè: l'ho scritto, allora, con questa intenzione. Ma forse è anche
un buon racconto. (Leonardo Sciascia)
Gli
aspetti immediatamente percepibili
La
recrudescenza della criminalità in provincia di Matera è da
attribuirsi anche al mancato esercizio dell'azione penale della
Procura della Repubblica di Matera per i reati contro la Pubblica
Amministrazione.
Per
averne contezza, è sufficiente verificare presso la citata Procura
della Repubblica quali sono stati i procedimenti avviati e conclusi
con sentenza di condanna negli ultimi dieci anni. Se ne concluderà
che i reati dei “cosiddetti colletti bianchi” a Matera non
vengono perseguiti. Usando l'espressione dell'interrogazione
parlamentare presentata il 12/3/2014 dal senatore Felice Casson e
sottoscritta da altri 15 senatori della Repubblica Italiana: “La
sensazione concreta che traspare da queste non-azioni e omissioni è
che nella città di Matera non esista o sia stata abrogata ogni forma
di tutela penale della salute dei lavoratori”. In tutta
sincerità, non è solo la salute de lavoratori a mancare di tutela
penale nella città di Matera!
- I brogli elettorali di Scanzano Jonico (Mt): anno 2005. Nel giugno 2005 vengono effettuati numerosi arresti durante le operazioni di voto relative alle elezioni del consiglio regionale della Regione Basilicata. Nei seggi di Scanzano Jonico (Mt), alcuni presidenti di seggio, scrutatori e altri coinvolti nell'ipotesi delittuosa avevano tolto dalle urne le schede votate dai cittadini sostituendole da quelle “votate” dai presidenti e dagli scrutatori (poi) arrestati. Tutto sotto gli occhi delle telecamere piazzate dalla Procura Antimafia di Potenza. A distanza di nove anni, poche settimane fa, l'ultimo residuo stralcio di quell'inchiesta è stato archiviato per intervenuta prescrizione. La Procura di Matera, dopo aver archiviato tutto il resto, aveva chiesto il rinvio a giudizio per alcuni indagati “residuali” ma l'atto è risultato viziato da nullità. La Procura che redige un atto nullo, lo Stato dovrà risarcire gli arrestati per “ingiusta detenzione” anche se era documentata in audiovideo l'azione criminosa! Scanzano Jonico è uno dei territori dove più alta è l'incidenza delle azioni criminose che preoccupano l'opinione pubblica in questi giorni.
- Le inondazioni nel Metapontino (altra area calda in quanto a reati e azioni chiaramente intimidatorie) e nell'agro di Matera: a) Ottobre 2013: quattro morti e ingentissimi danni all'agricoltura ed alla viabilità; b) Agosto 2013: un morto sulla variante dopo il crollo del ponte “Craco-Peschiera”; c) Marzo 2011: migliaia di ettari di terreno compromessi e l'economia agricola paralizzata; d) Novembre 2011: due morti nei pressi di Matera. Sette morti e ingentissimi danni all'agricoltura, alla viabilità, all'economia della regione. Fatalità meteorologiche, dicono concordemente la Prefettura e la Procura di Matera. Mentre le indagini svolte dalla Procura di Matera per accertare la responsabilità delle mancate opere di manutenzione dei canali e delle opere di bonifica (che competono al Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto) e delle aste fluviali (che competono alla Regione Basilicata) sono state chiuse perché non è stato possibile individuare i funzionari responsabili dei vari servizi.
- Crollo di una palazzina nel centro di Matera: due morti e gravissimi disagi alle famiglie. Sono in corso le indagini, condotte da un Sostituto Procuratore noto alle cronache disciplinari del CSM per aver abusato delle sue funzioni dal 2007 al 2013 e inamovibile continua ad esercitare presso la Procura della Repubblica di Matera. Si può aver fiducia che svolga con terzietà ed efficacia il compito che il ruolo impone? Le famiglie avevano segnalato al Comune ed ai Vigili del Fuoco l'esistenza e l'estendersi di preoccupanti lesioni nei muri portanti dell'edificio. Saranno morti per fatalità o per responsabilità di “colletti bianchi” inetti o irresponsabili?
- Processo (in corso) contro il dirigente e la commissione di gara della Provincia di Matera per l'affidamento di un appalto pubblico. Il Procuratore Capo tiene per sé il procedimento chiedendone l'archiviazione. Il Giudice delle Indagini Preliminari dispone il rinvio a giudizio coattivo. Il Procuratore Capo esprime il suo disappunto in udienza ma fa molto di più. Durante la deposizione del Maresciallo della Guardia di Finanza che ha svolto le indagini, Celestina Gravina lo attacca e lo offende contestandogli l'inopportunità e persino l'incompetenza a svolgere quelle indagini. Sarebbe utile leggere la trascrizione integrale della deposizione, anzi, sarebbe ancor più utile ascoltare la registrazione: i toni e l'incalzare della D.ssa Gravina. Non credo che dopo questa esperienza, alcuno avrebbe dubbi sulla assoluta incompatibilità di Celestina Gravina con il ruolo che è chiamata a svolgere a Matera! Durante una delle udienze del processo, la strada “incriminata”, costata oltre quattro milioni di euro per soli 2 Kilometri, è crollata: beffa finale contro un sistema giudiziario di cui non vergognandosi la Procuratrice, dovremmo vergognarci noi tutti che poco facciamo per impedirLe di dileggiare le istituzioni ed i cittadini (tutti uguali davanti alla Legge).
- Negazione dell'obbligatorietà dell'azione penale. La Procura di Matera e, segnatamente, la Procuratrice Celestina Gravina, ignora il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale gestendo il proprio ufficio come una proprietà privata di cui rende conto solo a sé stessa. (si allega documentazione specifica, oggetto di Procedimento Penale a carico della D.ssa Celestina Gravina pendente presso la competente Procura di Catanzaro. Evidenza della incompatibilità ambientale e funzionale in cui versa la Procuratrice d.ssa Celestina Gravina.
Conclusioni
Un
gruppo cittadini italiani, rispettosi della Legge e testardamente
protesi alla difesa delle Istituzioni, manifesta il proprio
disappunto per la trascuratezza con cui è stata sino ad oggi
affrontata la grave situazione in cui versa l'amministrazione della
giustizia nella Provincia di Matera ed in particolare il degrado
istituzionale in cui opera la Procura di Matera ed il suo massimo
responsabile, D.ssa Celestina Gravina.
Confermando
la massima disponibilità per fornire evidenza documentale e
probatoria di tutto quanto appena accennato innanzi, attendono
formali risposte, tra gli altri, i signori:
Nicola
Piccenna, Viale del Ciclamino n. 10 – 75100 Matera – cell:
393.2542005
Carlo
Gaudiano, Via Gioberti n. 1 – 75100 Matera – cell: 339.3938687
Francesco
Michele Zito, Via La Pira n. 2 – 74013 Ginosa (Ta) – cell:
340.8134434
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