In Europa, in questo momento, Berlino si sente paradossalmente più isolata di prima. L’asse con Parigi resta centrale, ma Nicolas Sarkozy è visto come un leader che cambia bicicletta a seconda dell’utilità. A Londra, Gordon Brown è in difficoltà e il suo probabile successore, il conservatore David Cameron, sembra preparare il filibustering contro la Ue. Un rapporto stretto con l’Italia sui temi europei sarebbe dunque apprezzato. «Ma il vostro governo è partito con grandi ambizioni di politica estera — sostiene un ex ministro tedesco — Voleva subito entrare nel gruppo 5+1 che tratta con l’Iran, non c'è riuscito e da allora non si è capito più niente».
L’eccentricità di Berlusconi e il machismo dei dibattiti nazionali sono sottolineati. Pochi giorni fa, il quotidiano di centrosinistra Süddeutsche Zeitung notava che la Germania sarà governata da una donna (Merkel) e da un uomo dichiaratamente gay (Guido Westerwelle): «Sarebbe impossibile in Italia», chiosava. «Ma il vostro è un Paese pieno di sorprese — sorride un diplomatico — Tra l'altro, too big to fail », troppo grande per finire nel pozzo. In ogni caso, non sarà la Germania a spingerlo.
C'è un grave ritardo, per non parlare d'inerzia, nel modo in cui l'Italia reagisce all'emergere della nuova architettura globale », dice Charlie Kupchan, già direttore degli Affari europei nella Casa Bianca di Bill Clinton, ora al Council on Foreign Relations e molto vicino all'Amministrazione Obama. «Non è una questione solo italiana — precisa —, tutti i governi d'Europa sono ripiegati verso le rispettive situazioni interne, vuoi a causa di coalizioni eterogenee, vuoi per la presenza di profonde divisioni nell'elettorato. Sembrano avere poco tempo per pensare alle grandi questioni del momento, come l'Afghanistan, i rapporti con la Cina, l'Iran. Assistiamo di fatto a una rinazionalizzazione della vita politica. Nel caso dell'Italia, ciò viene amplificato dalla specifica situazione di Berlusconi, il quale a mio avviso ha fin qui sprecato le opportunità che gli ha offerto l'elettorato, nel 2001 e nel 2008: non ha speso il capitale politico che aveva a disposizione». Kupchan ammette che l’Europa ha un «problema strutturale », di fronte ai grandi smottamenti in corso nel quadro geopolitico del pianeta.
Ma l'handicap strutturale per Kupchan non spiega tutto: «L'economia italiana ha bisogno di una drastica modernizzazione, riforme sono necessarie in molti campi, pensioni, ricerca, tasse. E c'è un lavoro immenso, soprattutto a sinistra, quanto alla ricostruzione di coalizioni politiche omogenee. Detto altrimenti: o si adegua alle realtà e alle sfide del XXI secolo, o la diminutio già in corso subirà un'ulteriore accelerazione».
(tratto da Corriere della Sera del 5 Ottobre, vari articoli)
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