domenica 11 ottobre 2009

La politica estera dell'Italia.

L’Italia che vorrebbero i cristiano-democratici, il partito di Ange­la Merkel, «è quella che nel 1983 fu deci­siva affinché la Germania accettasse i missili Cruise e Pershing sul suo territo­rio», scelta che si rivelò di importanza storica. L’Italia che vorrebbero i socialde­mocratici, l’altro grande partito popola­re tedesco, «è quella che apprezzava la Ostpolitik di Willy Brandt e proponeva idee per l’Europa». La vorrebbero — di­ce il diplomatico berlinese — ma da pa­recchio tempo raramente la trovano quando sono in gioco grandi questioni. Vista da Berlino, Roma non sembra inte­ressata alla politica estera e, quando lo è, è confusa. «Nei nuovi equilibri internazio­nali, l’Italia pesa meno che ai tempi della Guerra Fredda — dice un altro diplomatico — Questo però è un fat­to strutturale, dato dall’emergere di nuo­ve potenze, che in parte vale anche per la Germania. Ma carte da giocare, soprattut­to in Europa, ne ha molte. Se vuole». «I rapporti che in questo campo c’erano un tempo sono svaniti — dice Klaus Neu­bert, ex ambasciatore tedesco a Roma— Prima si è disintegrata la Dc, con la sua idea di Paese. Poi è successa la stessa co­sa con la sinistra italiana. Sono venuti meno i pilastri europeisti, non sostituiti. E per la Germania è un problema».

In Europa, in questo momento, Berli­no si sente paradossalmente più isolata di prima. L’asse con Parigi resta centrale, ma Nicolas Sarkozy è visto come un lea­der che cambia bicicletta a seconda del­l’utilità. A Londra, Gordon Brown è in difficoltà e il suo probabile successore, il conservatore David Cameron, sembra preparare il filibustering contro la Ue. Un rapporto stretto con l’Italia sui temi europei sarebbe dunque apprezzato. «Ma il vostro governo è partito con gran­di ambizioni di politica estera — sostie­ne un ex ministro tedesco — Voleva subi­to entrare nel gruppo 5+1 che tratta con l’Iran, non c'è riuscito e da allora non si è capito più niente».

L’eccentricità di Berlusconi e il machi­smo dei dibattiti nazionali sono sottoli­neati. Pochi giorni fa, il quotidiano di centrosinistra Süddeutsche Zeitung nota­va che la Germania sarà governata da una donna (Merkel) e da un uomo di­chiaratamente gay (Guido Westerwelle): «Sarebbe impossibile in Italia», chiosa­va. «Ma il vostro è un Paese pieno di sor­prese — sorride un diplomatico — Tra l'altro, too big to fail », troppo grande per finire nel pozzo. In ogni caso, non sarà la Germania a spingerlo.

C'è un grave ritardo, per non parlare d'inerzia, nel modo in cui l'Italia reagisce all'emergere della nuova architettura glo­bale », dice Charlie Kupchan, già diretto­re degli Affari europei nella Casa Bianca di Bill Clinton, ora al Council on Foreign Relations e molto vicino all'Amministra­zione Obama. «Non è una questione solo italiana — precisa —, tutti i governi d'Eu­ropa sono ripiegati verso le rispettive si­tuazioni interne, vuoi a causa di coalizio­ni eterogenee, vuoi per la presenza di pro­fonde divisioni nell'elettorato. Sembrano avere poco tempo per pensare alle grandi questioni del momento, come l'Afghani­stan, i rapporti con la Cina, l'Iran. Assi­stiamo di fatto a una rinazionalizzazione della vita politica. Nel caso dell'Italia, ciò viene amplificato dalla specifica situazio­ne di Berlusconi, il quale a mio avviso ha fin qui sprecato le opportunità che gli ha offerto l'elettorato, nel 2001 e nel 2008: non ha speso il capitale politico che ave­va a disposizione». Kupchan ammette che l’Europa ha un «problema struttura­le », di fronte ai grandi smottamenti in corso nel quadro geopolitico del pianeta.

Ma l'handicap strutturale per Kupchan non spiega tutto: «L'economia italiana ha bisogno di una drastica mo­dernizzazione, riforme sono necessarie in molti campi, pensioni, ricerca, tasse. E c'è un lavoro immenso, soprattutto a sini­stra, quanto alla ricostruzione di coalizio­ni politiche omogenee. Detto altrimenti: o si adegua alle realtà e alle sfide del XXI secolo, o la diminutio già in corso subirà un'ulteriore accelerazione».

(tratto da Corriere della Sera del 5 Ottobre, vari articoli)

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