martedì 30 novembre 2010

Basilicata: la Regione che si spopola.

Popolazione residente: i numeri.

al 1 Gen 2010: 588.879 ab. di cui 288.274 maschi e 300.605 femmine
al 1 Gen 2009: 590.601 ab. di cui 289.275 maschi e 301.326 femmine
al 1 Gen 2008: 591.001 ab. di cui 289.656 maschi e 301.345 femmine
al 1 Gen 2007: 591.338 ab. di cui 290.162 maschi e 301.176 femmine
al 1 Gen 2006: 594.086 ab. di cui 291.651 maschi e 302.435 femmine
al 1 Gen 2005: 596.546 ab. di cui 292.973 maschi e 303.573 femmine.

dal 2005 al 2010 fanno un saldo negativo di 7667 ab. di cui 4699 maschi e 2968 femmine.
Una media di oltre 1200 persone/anno.

fonte: Istat

domenica 28 novembre 2010

La Regione spopolata e il sogno della fabbrica.

(...) L'odissea della "Sinoro" è solo la metafora di una storica sconfitta. Quella del tentativo di portare in Basilicata le industrie con i soldi piovuti dopo il terremoto del 1980. Tantissimi soldi.
L'illusione è durata pochi anni. Giusto il tempo per accorgersi che la Basilicata sarebbe stata risucchiata di nuovo nel gorgo delle regioni europee più depresse. L'emigrazione, che nel secolo scorso aveva spopolato interi paesi, è ripresa alla grande. Tanto che la regione ha perduto in meno di vent'anni dal 1991 al 2010, ben 23mila abitanti: da 611mila a poco più di 588mila. Un dato dice tutto. Al momento dell'Unità, nel 1861, negli attuali confini italiani vivevano 27milioni di persone: sono più che raddoppiate. In Basilicata ce n'erano circa mezzo milione. Sono rimaste più o meno le stesse.
(...) Il reddito pro capite è intorno al 72% della media nazionale. E da qualche anno la Lucania, dopo essere stata faticosamente tirata fuori con robusti flussi di denaro dalle regioni depresse classificate dalle UE con la sigla "Obiettivo uno", sta tornandoci dentro. Sta cioè scivolando di nuovo tra le aree che hanno un PIL pro capite inferiore ai tre quarti della media continentale e che perciò vengono aiutate dall'Unione. Media, si badi bene, abbassata da Paesi come Cipro, Polonia, Estonia, Romania... Un guaio. Perchè quei soldi, stando alle regole attuali, non arriveranno più. Neanche se la Basilicata tornerà ad essere una regione povera. Uno smacco. Che spazza via decenni di illusioni. Alimentate soprattutto dal petrolio dell'Eni, che doveva trasformare la Basilicata nel Texas d'Italia.
(...) E il panorama attorno è desolante. Nel 2009, dice uno studio Unioncamere, "gli effetti della crisi globale sono risultati amplificati dalle fragilità dell'economia locale" con un calo del PIL pro capite del 7%. Nettamente superiore alla già allarmante media italiana. E mentre si segnalano preoccupanti infiltrazioni della criminalità organizzata, pare riacutizzarsi l'antica piaga dell'emigrazione. Se ne vanno al Nord o all'estero perfino i giovani laureati rom di Melfi. Ragazzi appartenenti ad una comunità di "zingari" fra le più antiche, colte e meglio inserite d'Italia. Una comunità che ha visto Saverio Bevilacqua, uno dei commercialisti più in vista della città, diventare non solo consigliere provinciale ma presidente del locale Rotary. Una comunità che già ai tempi di Zanardelli, quando l'analfabetismo qui era al 79%, come dimostra un libro di Jessica Boccia e Mauro Tartaglia*, mandava i bambini a scuola.
Per non parlare della politica. La carenza di leadership, dopo l'Autunno del patriarca Emilio Colombo, è drammatica. Destra o sinistra, i lucani a Roma pesano sempre meno. Figurarsi a Bruxelles.
Certo, qualche insediamento è stato benedetto dalla fortuna. Come lo stabilimento, che va benissimo, della Ferrero a Balvano. Per attirarlo lassù sulle montagne, come ricorda Antonello Caporale nel suo ultimo libro "Terremoti SpA", costruirono, l'area industriale, a prezzi salatissimi, a mille metri sul mare. E' ancora leggendaria la risposta che diede il sindaco alla commissione parlamentare d'inchiesta: "come mai lassù in cima?". "Ce l'ha chiesto la Ferrero per farci lo stabilimento. Dice che lassù le merendine lievitano meglio".
Quello che non è lievitato è il grande sogno industriale. (....)
Un divario drammatico, tra sogno e realtà. Viene in mente la storia della ricottella che racconta il vecchio Emilio Colombo: "La villanella con la ricottella se ne andava bel bella lungo la strada, sempre con 'sta ricottella sulla testa e le mani sui fianchi, già se la godeva: mo' mi vendo al mercato 'sta ricottella, coi soldini comincio a farmi la dote, con la dote mi trovo un marito, col marito mi fo la casa.... Finchè inciampò e...."

di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, Corriere della Sera del 27 Novembre, pagg 16 e 17.

* La comunità Rom di Melfi. Le radici di un popolo errante - Edizione FrancoAngeli

sabato 20 novembre 2010

Costruire il consenso popolare: i marciapiedi dell'(ex) assessore.

"Qualcuno", dalle parti dell'opposizione che fu (ahinoi) al Comune di Avigliano, li aveva definiti opera di un "assessore da marciapiede", ironizzando sul fatto che un ex assessore si era molto speso per avere dalla Provincia i soldi per costruire i marciapiedi nelle frazioni.
Ecco un fulgido esempio di come ottenere consenso elettorale con opere DOVUTE perchè pagate con le tasse.




lunedì 8 novembre 2010

Il Nord Est invoca aiuto.

Danni da maltempo nel Nord Italia ed in particolare in Veneto, con Vicenza allagata. Il Governatore Zaia invoca l'aiuto dello Stato, cioè dell'Italia, cioè del Paese intero che deve essere solidale con l'operoso NordEst.

Quando si tratta di dissesto idrogeologico tutto il mondo è paese e la Padania dell'Umberto nazionale non fa eccezione.
A Milano -per spostarci più ad Ovest- parte della città si allaga ogni volta che piove. Colpa del Lambro imbrigliato sotto terra perchè si deve cementificare, costruire, innalzare. E basta qualche giorno di maltempo perchè il Po, da Piacenza in poi, minacci di esondare.
Tutto il mondo è paese. Mica solo Giampilieri.