mercoledì 26 agosto 2009

Costo della vita: classifica Altroconsumo.


Costo della vita meno caro al Sud? Ecco la classifica di Altroconsumo di Ottobre 2008 con il confronto dei prezzi di 44 città. Fatto 100 l'indice di convenienza, al Centro Sud la spesa costa in media fra il 20 ed il 30 per cento in più.

martedì 25 agosto 2009

L'ex colonia e i nostri doveri di dare asilo

Due punti non dovrebbero essere in discussione: la moderna tratta degli schiavi tra la Libia e l’isola di Lampedusa va interrotta; non per questo i naufraghi che sfuggono al pattugliamento, chiunque siano, possono essere lasciati morire in mare. La storia della tragedia del Canale di Sicilia è ancora da scrivere; di certo emergono— e non per la prima volta— pesanti responsabilità di marinai maltesi.

C’è però un aspetto ineludibile, che ci riguarda. Se c’è un popolo che noi italiani abbiamo il dovere storico e morale di soccorrere, è il popolo eritreo. Perché della storia e dell’identità italiana, di cui finalmente si discute senza pregiudizi, gli eritrei fanno parte da oltre un secolo; così come noi apparteniamo alla loro, al punto da averla plasmata. Il nome stesso — Mar Eritreo era per i greci il Mar Rosso—fu suggerito a Francesco Crispi da Carlo Dossi, capofila della scapigliatura lombarda e collaboratore dello statista siciliano. Ma l’Eritrea è se possibile qualcosa di più della prima colonia italiana; senza l’intervento del nostro esercito e della nostra amministrazione, forse non sarebbe mai esistita come unità politica e culturale, e le tribù che abitavano l’altopiano sarebbero rimaste per sempre alla mercé dell’impero abissino.

Proprio questo legame particolarissimo consentì agli eritrei di godere solo dell’aspetto positivo del colonialismo— il centro dell’Asmara è una vetrina dell’architettura italiana della prima metà del Novecento, mentre la ferrovia Massaua-Asmara fu distrutta dai bombardamenti inglesi —, e di evitare le pagine nere, dalla repressione in Libia ai bombardamenti sull’Etiopia. Ma è soprattutto la fratellanza d’armi ad aver coniato tra i due popoli un vincolo di solidarietà, che in questi giorni dovrebbe morderci la coscienza. I prigionieri di Adua, cui il negus fece tagliare il piede destro e la mano sinistra in quanto sudditi ribelli, rei di aver combattuto accanto agli italiani. I centinaia di militi ignoti sepolti nel cimitero di guerra di Cheren, dove avevano resistito agli attacchi britannici. Il libro di Montanelli, intitolato appunto XX battaglione eritreo.

Il sacrificio di migliaia di ascari, da quelli del 1896 ai loro nipoti che ancora dopo la resa del Duca d’Aosta all’Amba Alagi continuarono a combattere nelle bande irregolari di Amedeo Guillet, l’ultimo eroe d’Africa. E la traccia che di tutto questo è rimasta nella cultura collettiva: gli acquerelli di Caccia Dominioni, i fez rossi sulle copertine della Domenica del Corriere, le fotografie degli sciumbasci— gli ufficiali indigeni — in gita premio nella Roma del 1912, accolti alla stazione Termini dalla folla entusiasta (e rivisti nella recente mostra al Vittoriano). Una memoria che non va confusa con le disavventure del regime fascista, ma affonda le sue radici nell’Italia risorgimentale e porta frutti ancora oggi.

Basta sbarcare all’Asmara per toccare con mano il profondo legame che ancora unisce gli eritrei all’Italia, dai caffè ai modi di dire, dall’urbanistica alla toponomastica, che celebra nomi in Italia dimenticati, i testimoni antichi del nostro mal d’Africa cui erano dedicati i battaglioni eritrei: il primo, contrassegnato dal colore rosso, intitolato a Turitto; il secondo, azzurro, a Hidalgo; il terzo, cremisi, a Galliano; il quarto, nero, a Toselli. Da quasi vent’anni, come ha documentato sul Corriere Massimo A. Alberizzi, l’Eritrea è schiacciata dal tallone di Afeworki, l’uomo che parve un liberatore e si è rivelato un aguzzino del suo popolo, sfiancato da una guerra impari con l’Etiopia. È normale che, alla ricerca di un Paese d’asilo, gli eritrei guardino all’Italia, dove già vive una comunità molto attiva.

Salire sulle imbarcazioni degli scafisti criminali non può essere il modo di raggiungere le nostre coste. Così come è indispensabile che il governo prosegua nella politica di collaborazione con la Libia, che palesemente deve coinvolgere anche le autorità maltesi. Questo non ci esime dal dovere di accordare soccorso e, se del caso, asilo; tanto più se alla deriva sono i discendenti dei nostri antichi fratelli d’arme.

ALDO CAZZULLO, CORRIERE DELLA SERA, 22 AGOSTO 2009

sabato 22 agosto 2009

Mafia in Basilicata?

Caro Santoro, la Basilicata non è terra di mafia, n'drangheta o camorra? Il Quotidiano della Basilicata insiste con il mito della Lucania felix? Nessuno, chiedo, ha letto, il libro di don Marcello Cozzi?

RISPOSTA DI SANTORO

Che la Basilicata sia terra di mafia oppure no, non tocca certo a me
dirlo. Io mi occupo di politica: racconto la cronaca. Per quanto
riguarda il ragionamento sulla visita di Napolitano - che suppongo abbia
motivato la sua lettera - io ho riportato il ragionamento del Quirinale.
Evidentemente il Capo dello Stato e il suo staff giudicano la Basilicata
meno soggetta a infiltrazioni mafiose rispetto a Campania, Calabria,
Sicilia e Puglia. Si rivolga a loro se crede che sbaglino.
Per quanto riguarda il libro di Don Cozzi ho avuto la fortuna di
leggerlo e sono grato all'autore per il suo coraggio. Ma ripeto io non
azzardo giudizi su una materia sulla quale non ho conoscenze approfondite.
Cordiali saluti


REPLICA
"E non è certo un caso che il Quirinale abbia pensato proprio alla “piccola” Basilicata. Per un serie di motivi. Il primo è che la Basilicata rappresenta nell’immaginario (alimentato dai testi di Carlo Levi, Leonardo Sinisgalli, Tommaso Pedio solo per citarne alcuni) un territorio abbandonato e arretrato. Il secondo - e forse più importante - è che la Basilicata non è terra di Mafia o di Camorra o di ‘Ndrangheta. Il giusto “spot” per esaltare i valori di dignità e operosità del Mezzogiorno da contrapporre ai tormentoni antimeridionalisti tanto cavalcati dal Senatur nelle valli padane". (S.Santoro, Il Quotidiano della Basilicata)

Caro Santoro, chiunque legga il Suo articolo non attribuisce certo quelle frasi al Quirinale. Non ho letto "secondo il Quirinale la Basilicata non è terra di mafia" ed allora in quel caso le domande che io Le ho rivolto sarebbero state indirizzate al Presidente della Repubblica. Appare del tutto evidente che scrivendo il pezzo in questo modo io attribuisco quel pensiero al giornalista.

Non tocca a lei dire se la Basilicata è terra di mafia? Lei si occupa di cronaca politica. Benissimo.
Ecco allora cosa ebbe a dire il Procuratore generale della Corte di Appello di Potenza Gennaro Gelormini in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario il 12 Gennaio del 1990. Ben 19 anni or sono.
"La Basilicata non è più terra che possa rimanere coperta da una considerazione fallace di quiete, perchè è illusoria l'idea che si tenga lontana, a mo' di oasi, dalla stretta di Campania, Puglia e Calabria o che non abbia acquisito quella mentalità verso certe forme di criminalità ricorrenti dappertutto". In Basilicata vi sono "sintomi certi ed univoci di comparsa della criminalità economica ed organizzata".

Ancora prima, nel 1982, Pietro Simonetti ebbe a dire che: " è in atto un'importazione di spezzoni di organizzazioni camorristiche dalla Puglia, dalla Calabria e dall'avellinese, che controllano l'impiego nel dopo terremoto di non meno di diecimila lavoratori nel potentino".

Ed il Consiglio Regionale che "la Basilicata non può ritenersi per destino acquisito, per forza aprioristicamente assunta, immune, lontana ed esente dal verificarsi e dal diffondersi di fenomeni, attività e forme delinquenziali e criminali che caratterizzano purtroppo la vita di altre regioni".


Cordiali saluti

lunedì 10 agosto 2009

Liturgia della parola matrimonio di mia sorella.

PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Osea 2, 16.17b-22

[Così dice il Signore:] «Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore; là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto. E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai: Marito mio,
e non mi chiamerai più: Mio padrone. Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal, che non saranno più ricordati. In quel tempo farò per loro un'alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo; arco e spada e guerra eliminerò dal paese; e li farò riposare tranquilli. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore».
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 102
Rit. Il nostro Dio è grande nell'amore
Oppure: Benediciamo insieme il nome del Signore

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
Rit. Il nostro Dio è grande nell'amore.
Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
Rit. Il nostro Dio è grande nell'amore.
La grazia del Signore è da sempre,
dura in eterno per quanti lo temono;
la sua giustizia per i figli dei figli,
per quanti custodiscono la sua alleanza.
Rit. Il nostro Dio è grande nell'amore.

SECONDA LETTURA
dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani (Rm 12, 1-2.9-18)

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi.
Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti.
Parola di Dio

VANGELO
Canto al Vangelo Mt 5, 9
Alleluia, alleluia.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo 5, 1-16
Risplenda la vostra luce su tutti quelli che entrano nella vostra casa.
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a
sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare
e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa
nei cieli.
Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con
che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere
gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città
che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla
sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti
quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti
agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano
gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Parola del Signore.

domenica 9 agosto 2009

Pranzo di matrimonio.

Buffet di benvenuto
Prosciutto e grana in bellavista
Tagliere con formaggi
Stuzzicheria del Pierfaone
Frittelle e crostini misti
Prosecco del Valdobbiadene
Cocktail vari

***
Composè di mari e monti:
Fantasia del mediterraneo
Crostino con salmone fumè
Cockail di gamberi in salsa rosa

***
Affettato dei colli parmensi con melone
Bresaola in carpaccio con pinoli e radicchio
Saccottino di sfoglia farcito

***
Trofie allo scoglio
Agnolotti al profumo di salvia e tartufo
Risotto mantecato in salsa di sottobosco

***
Cernia alla partenopea in bellavista
Bouquet di asparagi
Carciofi saltati

Flute glacè

Misto di: rollè di agnello alle erbe
Scaloppa di vitello al balsamico
Patate nocciola

***
Gran buffet di frutta e dolci
Torta nuziale e spumante
Caffè o digestivo

mercoledì 5 agosto 2009

Un discorso semplice


Per un funerale. Il mio.

Ennio Morricone, Estasi dell'oro (Il buono, il brutto, il cattivo). Arena di Verona, concerto "Voci dal silenzio".


Don Backy, Vi lascerò.

martedì 4 agosto 2009

eurostar city 9761?

E fu così che le Ferrovie dello Stato ancora una volta non si smentirono. Arriva l'Estate e sui treni ci sono i soliti problemi. L'Eurostar city 9761 di oggi (Milano 07:00) è partito con 15 minuti di ritardo che continua a crescere. Le tre carrozze in testa treno sono quelle dell'Ic notte. Ancora hanno l'etichetta attaccata alla porta. Niente prese elettriche e bagni ridotti peggio di una latrina. Quando il treno frena si sente l'odore acre del sistema frenante. Avevano avuto una multa per questa tipologia di treno. Non è un Eurostar ma un Ic. Adesso il materiale rotabile, cioè le carrozze, sono quelle dell'Espresso! Peggioriamo. E ringraziamo il Tar per aver annullato la multa. A Foggia non troverò il regionale delle 14:11 ma dovrò aspettare quello delle 16:12. E' uno degli accelerati dell'assessore Loguercio. Per cui dovrò scendere a Possidente e farmi venire a prendere.