martedì 30 marzo 2010

Regionali 2010: la Lega e la Costituzione.

Roberto Cota, avvocato, capogruppo Lega Nord alla Camera dei Deputati e neo eletto governatore della Regione Piemonte ha dichiarato: "Le tasse dei piemontesi ai piemontesi". Immagino che la stessa cosa valga per il neo eletto governatore del Veneto, Luca Zaia: le tasse dei veneti debbono restare in Veneto.
E la Costituzione italiana?
"La Repubblica (...) richiede l'adempimento dei DOVERI INDEROGABILI di solidarietà politica, ECONOMICA e sociale" (Art. 2).
"E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacolidi ordine economico e sociale che (...) impediscono il pieno sviluppo della persona umana l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese" (Art. 3).
"Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva (Art. 53).

lunedì 29 marzo 2010

Lucania.

E' amara l'acqua dei nostri fiumi:
troppe lacrime abbiamo versato.
Se ci mangia la frana i magri campi
e ci spia la malaria dai canneti,
più ci attacchiamo a questa terra dura,
senza canti e leggende, terra chiusa
tra la roccia e i dirupi, noi che amiamo
l'ulivo che piantiamo nell'argilla
e il grano stento, conteso alla gramigna
e alla palude.

Giulio Stolfi

venerdì 19 marzo 2010

Lucani: guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù.


Dopo napoli e a solo un'ora da Bari, c'è una regione del Sud Italia diversa da tutte le altre. Come una nobildonna, porta due nomi: Basilicata-Lucania. E, come per tutte le donne, ci sono due modi per guardarla: con gli occhi dell'innamorato, che la vede ovunque, o come chi, da lontano, non la vede neppure.

I casi sono due:

O sei lucano e, quando nasci lucano, per trent'anni la tua regione non ti sembra un granchè. Compiuti i trenta, la Basilicata ti ha conquistato per sempre.

O sei italiano, allora la basilicata è così lontana, così piccola, che te la sei dimenticata ssul banco delle elementari.

Non si deve pensare che il lucano non ami la propria regione. Anzi: l'adora con la passione di una minoranza etnica, sente la propria natura come indivisibile dalla storia della sua terra e si intenerisce al suo ricordo quando è lontano. Però, nel suo atteggiamento nei confronti della vita ci sono un'umiltà di fondo, una rassegnazione scaturita dall'esperienza e trasmessa come una eredità. Il lucano la sua regione l'ama di nascosto.

(...) In realtà i lucani non amano i cambiamenti. Sono poco propensi a cambiare vita, cambiare paese, cambiare fidanzata. Amano stare comodi, vogliono che il loro mondo tranquillo non venga sconvolto.
Per questo motivo sono di solito pacifici. come tutte le persone tranquille inghiottono il rospo in silenzio finchè, un giorno o l'altro, si stancano e sfogano inaspettatamente tutta la loro rabbia. Ai lucani succede una volta a semestre, al grido di "Mo' bast'!".

Brani tratti da: Lucani, guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù di Angela LANGONE. Sonda editrice.

giovedì 18 marzo 2010

Libera sul caso Claps


"Siamo fiduciosi nel lavoro degli inquirenti ma sottolineamo di questi inquirenti. Quelli di 17 anni fa ci lasciano molti dubbi e molte perplessità su come hanno svolto il loro lavoro. Vogliamo ribadire che non possiamo fermarci al ritrovamento del corpo perché abbiamo paura che la logica del rinvenimento dei resti per alcuni possa significare "finitela con questa storia". Noi non facciamo silenzio. Anzi le nostre domande si moltiplicano. Chi è stato? Chi lo ha coperto? Chi lo ha aiutato a trasportare il corpo? E nel caso in cui l'omicidio fosse stato consumato direttamente lì sopra, chi ha aiutato l'assassino a coprire l'omicidio? E' impensabile che in 17 anni nessuno abbia messo piede in quella stanza. Sono tante le domande che vorremmo fare ma lasciamo il compito agli inquirenti. Se il cadavere da un lato ci permette di dire che Elisa riposa in pace, dall'altro agita i nostri animi affinché la magistratura faccia finalmente luce e giustizia. Da ieri i responsabili non sono più in pace e non dormono più sonni tranquilli.Questo voler continuare a tenere i riflettori accesi è perché non vogliamo che accada quello che è successo allora quando dopo la scomparsa tutti ne parlarono e poi i riflettori si spensero avvolgendo nel buio Elisa e la sua verità.
Questo nostro parlare è il fiore che adagiamo sulla tomba di Elisa".


Don Marcello Cozzi
Coordinatore Libera-Basilicata

domenica 14 marzo 2010

Cinespettacolo "La storia Bandita". Parla Donatelli Crocco.

Giudicarci ... Vorreste giudicarci,
liquidarci come volgari ladri e
assassini?
Come avremmo potuto sopravvivere
nel fitto delle boscaglie, nei ricoveri
improvvisati delle notti d’inverno,
braccati come lupi, sempre in fuga
da una sorte segnata, alla disperata
ricerca di una terra di sole!
Stranieri nei nostri paesi, oltraggiati
dalla storia e dal tempo, sembrava
giunto il momento del riscatto...
Fatale illusione... Con me uomini
e donne che non vollero piegare la
fronte dinanzi al sopruso, gelosi di
usanze e costumi, uomini che non
vollero vendere l’onore di mogli e
giovani figlie; molti costretti alla
macchia per accuse false, vittime
d’odio, e anche soldati di un re,
spodestato e deriso.
Un grappolo di uomini che divenne
un esercito.
E intorno a noi il timore e la
complicità di un popolo.
Quel popolo che disprezzato da regi
funzionari ed infidi piemontesi
sentiva forte sulla pelle che a noi era
negato ogni diritto, anche la dignità di
uomini. Dignità negata a loro, popolo
dei cafoni.
E chi poteva vendicarli se non noi,
accomunati dallo stesso destino.
Cafoni anche noi, non più disposti a
chinare il capo. Calpestati, come
l’erba dagli zoccoli dei cavalli,
calpestati ci vendicammo.
E contro di noi in questa sporca
Il Processo
guerra un’infinità di uomini armati.
Nei nostri villaggi, saccheggi, incendi,
rapine. Per noi un solo
destino - briganti o emigranti.
Molti, molti si illusero di poterci
usare per le rivoluzioni.
Le loro rivoluzioni.
Ma libertà non
è cambiare padrone. Non è parola
vana ed astratta.
È dire, senza timore, “è mio” e
sentire forte il possesso di qualcosa,
a cominciare dall’anima.
È vivere di ciò che si ama.
Vento forte ed impetuoso in ogni
generazione rinasce.
Così è stato, così sempre sarà.

venerdì 12 marzo 2010

XV giornata della memoria


PROGRAMMA:

Venerdì 19 marzo
Ore 15.30-18.00 Incontro per i familiari delle vittime delle mafie, presso il Centro San Fedele di Milano (riservato ai familiari)
Ore 18.00 - 19.30 Incontro ecumenico in ricordo delle vittime, presso la Chiesa San Fedele (l'accesso sarà prioritariamente garantito ai familiari delle vittime delle mafie)


Sabato 20 marzo
Ore 9.00 Concentramento Manifestazione Bastioni Porta Venezia
Ore 10.00 Partenza Manifestazione da Bastioni Porta Venezia
Ore 11.30-13 Arrivo in Piazza Duomo: Lettura dei nomi delle vittime e interventi di Libera, Avviso Pubblico, familiari delle vittime
Ore 14.30-18.00 Gruppi di lavoro tematici in 11 sale del centro di Milano