mercoledì 22 dicembre 2010

L'orecchino populista

Dopo il segno premonitore rappresentato da Di Pietro oggi Vendola è la conferma che l'elettorato che fu per decenni quello del Partito comunista ormai è un pallido ricordo perché un pallido ricordo sono ormai il suo mondo concreto e ideale, la sua mente e il suo cuore.

L'irruzione vittoriosa di Vendola nelle primarie del Pd segna per la sinistra la fine della «storia» come termine essenziale di riferimento e la sua sostituzione con la «vita». Finisce cioè l'idea secondo la quale sarebbe per l'appunto nella storia la dimensione più vera dell'esistenza degli uomini perché sarebbe essa la chiave vera della loro soggettività, e dunque sempre la storia sarebbe la causa e insieme la soluzione dei loro problemi. Questa idea, che peraltro non era stata solo della sinistra, finisce da noi con la fine dell'impianto ideologico che arriva all'Italia della Prima Repubblica dal cuore della modernità otto-novecentesca. Finisce con il declino dell'industrializzazione e dei suoi attori, con l'impallidimento dei grandi luoghi aggregativi della socializzazione come la famiglia, la Chiesa, i partiti, i sindacati. La sinistra è semplicemente quella che ha risentito di più del contraccolpo di tale fine perché era quella che più aveva puntato sulla storia e sul suo supposto svolgimento progressivo, credendosene interprete autorizzata, protagonista decisiva ed erede universale.

Per la suggestione di «Mani pulite» il grande vuoto così creatosi è stato riempito inizialmente da una sorta di trasfigurazione ideologica della giustizia penale. Il moralismo antico della sinistra dovuto al suo credersi portatrice privilegiata di istanze etiche è divenuto giustizialismo: l'idea cioè che dietro ogni avversario si celi un malfattore, e che quindi il codice penale possa e debba essere l'alfa e l'omega di ogni politica. Per una sua parte il popolo di sinistra in questa idea ancora si riconosce, e sta qui il motivo dell'ipoteca permanente che Di Pietro e il dipietrismo esercitano tuttora sui suoi orientamenti elettorali. Ma ormai, come dicevo all'inizio, un'ipoteca ben maggiore ha preso ad esercitarla un nuovo protagonista: Vendola. Alla sguaiataggine plebea dell'ex pm di Milano subentra lo studiato populismo del governatore pugliese.

Con Vendola si può dire che avvenga il distacco completo dall'antico ormeggio ideologico, che in qualche modo con Di Pietro era ancora quello tradizionale, e si entra in qualche cosa di completamente diverso: nel mare della vita. Vendola - anzi universalmente Nichi, in una misura neppure paragonabile a quella in cui Veltroni è mai riuscito ad essere Walter, o la Bindi Rosy: stigmate indiscutibile di una riuscita assimilazione al modello divistico di tipo rockettaro-televisivo - Vendola, dicevo, innanzi tutto non parla: intesse delle «narrazioni» parola chiave del suo lessico. Narra di «ragazzi» lui non dice mai giovani, termine «freddo» che sa di Censis, lui adopera solo termini «caldi», affettuosi, di notti sulla spiaggia ad ascoltare la «taranta» o vecchi cantastorie, di sua madre e dei suoi amici, di grandi speranze e grandi delusioni. Certo, la politica è sempre presente. Ma nella sua «narrazione» la politica è quasi esclusivamente evocazione di sentimenti, è immagini ed emozioni, fantasiosa capacità di rubricare come «immagini di morte» eguali «la macchia di petrolio del Golfo del Messico e il plastico del garage di Avetrana in uno studio tv»

ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA, CORRIERE DELLA SERA, 21 DIC. 2010

2 commenti:

l'altro Domenico ha detto...

E bravo Ernestino, che fiutando come tutti i prodi editorialisti del Corrierone la tempesta che si addensava su Papi, pontifica sulla sinistra giustizialista che crede che il codice penale sia l'alfa e l'omega di ogni politica. Perché perdere tempo a parlare di quisquilie come mafia, corruzione, concussione e ora pure prostituzione minorile, quando abbiamo il miglior leader che il mondo possa immaginare? E pazienza se ha la fissa delle lolite e costringe un funzionario della questura a infrangere qualche leggina... Oggi Pigi Battista ha scritto un pezzo strappalacrime sulla solitudine del povero Silvio, circondato da donnine avide, amici interessati e traditori. Altro che Cornacchione e Zelig... i veri comici stanno in via Solferino!

l'altro domenico ha detto...

Cambiando argomento, hai visto la sentenza della Cassazione che ha bocciato la convalida della nullità di un matrimonio ventennale decisa dalla Sacra Rota? Esagerando si potrebbe dire che la Cassazione crede nel matrimonio più della Chiesa! Episodi del genere finiscono col rafforzare l'opinione, peraltro già diffusa, che la Sacra Rota basta ungerla bene per farla girare come una trottola, che spazza via le mogli rompicoglioni... D'altra parte se i preti credessero davvero al matrimonio si sposerebbero...