sabato 5 marzo 2011

Le politiche economiche per il Sud.

Nel presentare il cd decreto milleproroghe, il Ministro dell'economia Tremonti ha dichiarato che il Sud "non è stato un mio fallimento" e, in occasione del viaggio in treno da Napoli a Reggio Calabria in compagnia dei segretari CISL e UIL, che "i moscerini sono più veloci". Ma quali sono state le politiche di spesa degli ultimi Governi (non solo quelli di Silvio Berlusconi) per aiutare il Sud a ridurre il divario con il resto del Paese?
Sintesi interessante è quella che il prof Gianfranco Viesti fa nel libro "Mezzogiorno a tradimento" pubblicato da Laterza.
Dice Viesti che le politiche verso il Mezzogiorno vanno misurate in quantità e qualità.
La spesa pubblica è composta da spesa in conto capitale e spesa corrente. La spesa in conto capitale a sua volta si divide in spesa per investimenti pubblici, cioè infrastrutture, e trasferimenti in conto capitale. Trasferimenti cioè alle imprese per cofinanziare gli investimenti. Detto con altro termine: incentivi.
La spesa corrente è quella destinata invece alle pubbliche amministrazioni per pagarne gli acquisti e gli stipendi. Quest'ultima è nettamente maggiore di quella in conto capitale, benchè quest'ultima sia quella che consente (con le infrastrutture) all'economia del Mezzogiorno di crescere.
Vi sono inoltre i FAS, i fondi europei per le aree sottosviluppate. Rappresentano la spesa "aggiuntiva" per le politiche di sviluppo delle aree più deboli. I FAS sono destinati per l'85% al Sud e per il 15% per cento al Nord.
A partire dal Governo D'Alema, con il Documento di programmazione economica-finanziaria (DPEF) per gli anni 2000-2003, si stabilì un criterio di ripartizione della spesa ordinaria confermato poi da tutti i Governi successivi, inclusi quelli Berlusconi. Il 45% della spesa totale in conto capitale (europea, nazionale e ordinaria) va al Sud; il 55% al Centro-Nord. Crisi o non crisi queste erano le percentuali di spesa.
Con lo strumento dei C.P.T. (Conti Pubblici Territoriali) è possibile scoprire che l'impegno di destinare al Mezzogiorno il 45% della spesa in conto capitale non è MAI STATO RAGGIUNTO da nessuno dei governi di centrodestra e di centrosinistra. Dal 1998 al 2001 la percentuale è cresciuta dal 38,6% al 40,4%. Con il Governo Berlusconi la tendenza è cambiata: 38,5 nel 2002, 36,7 nel 2003, 35,9 nel 2004. Con il Governo Prodi l'obiettivo è stato ridotto: il DPEF per il 2007-2011 aveva stabilito un obiettivo del 42,3 e ancora al ribasso (41,4%) per il biennio 2010-11. Nel DPEF del Governo Berlusconi del 2008 non c'è traccia della ripartizione.
Per il Sud sono stati annunciati grandi interventi (che hanno provocato malumori nel Nord, e nella Lega soprattutto) mai poi realizzati. Ricordo che l'alta velocità arriva fino a Salerno, che la linea adriatica non è ad alta velocità e solo recentemente anche nel tratto pugliese è a doppio binario; che la Salerno-Reggio è l'eterna incompiuta i cui lavori di ammodernamento sono stati lasciati gestire dalla 'ndrangheta (cfr. Nicola Gratteri, La Giustizia è una cosa seria, Mondadori); che il porto di Gioia Tauro non gode di infrastrutture tali da farne la porta di accesso per il Mediterraneo delle merci; che in Sicilia alcune città non hanno l'acqua potabile assicurata per tutto l'anno. In tutto ciò dal 2001 al 2006 la spesa in conto capitale è aumentata al Sud del 5,7% in termini nominali, del 23,2% al Nord.
E i FAS? I Fondi Europei sono stati quindi utilizzati non come spesa aggiuntiva ma sostitutiva dei mancati trasferimenti ordinari dello Stato. Come è stato possibile se l'accordo in sede europea prevede che le risorse comunitarie siano aggiuntive rispetto a quelle nazionali? E' stato il ministro Tremonti nel 2003 a chiedere all'Europa una riduzione dell'addizionalità. L'accordo precedente prevedeva che le risorse comunitarie si aggiungessero a 19,6 miliardi di spesa interna. Dopo l'accordo l'Italia è stata autorizzata a spenderne solo 18,2. Cioè 1,4 miliardi di euro da coprire con i fondi Fas. Tale scelta politica non è stata criticata dall'opposizione di centro sinistra.
La spesa convenuta con l'UE prima della revisione era di circa 1000euro pro capite (di fondi nazionali) per il Mezzogiorno contro i 1600 programmati dai tedeschi per recuperare il gap dell'ex Germania Est....

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