giovedì 26 agosto 2010

Lettera al CSM di un "cattivo" magistrato.

Cari colleghi,
sono un pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, poco noto, perché ho scelto di stare lontano dai riflettori. Oggi sento il bisogno di comunicarvi due o tre cose sul mio conto. Vivo scortato dal 1993 e a causa del mio impegno antimafia non ho visto crescere i miei figli. Un paio d’ anni fa ho inoltrato domanda per uno dei sei posti di Procuratore Aggiunto di Palermo. Il Consiglio Superiore della Magistratura ha ritenuto che fossi troppo “giovane” e mi ha escluso dal lotto dei possibili vincitori. Ma il Consiglio di Stato ha stabilito che anche a me spettavano i fatidici 6 punti per l’ anzianità di servizio, e ha annullato le delibere di nomina dei sei Procuratori Aggiunti.
Deliberando nuovamente nella seduta del 29 luglio (l’ ultima della consiliatura), il C.S.M., – non potendo più negarmi il predetto punteggio- mi ha ridotto enormemente quello (discrezionale) relativo al merito e alle attitudini, considerandomi un magistrato largamente insufficiente (5 punti su un massimo di 12).
Siccome non posso pensare che per 18 anni (sono entrato in Dda. nel 1992) mi sono stati affidati compiti delicatissimi e mi si è esposto a pericoli immensi solo perché la mia pelle è superflua, devo ritenere che tale valutazione sia profondamente ingiusta, considerato anche il fatto che finora, ad ogni progressione di carriera, avevo sempre riportato valutazioni estremamente lusinghiere.
Intendiamoci: io non credo che realmente il C.S.M. mi consideri un magistrato scarso (questo stesso Consiglio, in una precedente procedura concorsuale, per lo stesso posto, mi ha attribuito un punteggio di merito vicino al massimo assoluto). Molto semplicemente, la mia ingombrante presenza ostacolava la realizzazione di un piano programmato di nomine; il raggiungimento di tale obiettivo è stato perseguito anche a costo d’ infliggermi un’ umiliazione. Non mi resta, comunque, che prendere atto di una decisione che mi bolla come inadeguato a ricoprire incarichi di una certa delicatezza e responsabilità. Ritengo, pertanto, che la coerenza m’ imponga di dimettermi dalla Dda e affidare alle vostre riflessioni l’intera vicenda.

Gino Cartosio

Palermo, 30 luglio 2010

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